Inarzo si e' costituito comune autonomo solo nel 1958 e quindi e' il pili "giovane" comune della provincia di Varese; prima era frazione di Casale Litta e questa dipendenza e' citata nei piu' antichi documenti, come il Perticato Rurale del 1558. Inarzo si trova ad una quota di circa 282 m.s.1.m., tra la sponda meridionale del Lago di Varese e la catena di collinette che vanno da Casale Litta ad Azzate. Confina con Cazzago Brabbia, Bodio Lomnago, Casale Litta (fraz.di Bemate), Varano, Temate e Biandronno. II territorio comunale, di circa 258 ettari, e' costituito per metà di prati e campi e per l'altra metà da una parte della Palude Brabbia, pili una piccola zona boschiva a monte. C'e' un piccolo corso d'acqua, il Riale, che nasce a Lomnago e scende a sud del paese, attraversando poi la palude Brabbia e sfociando nel Canale Brabbia. Geologicamente si tratta di terreno morenico modellato dal ritiro di un ramo del ghiacciaio del Verbano che tracimava a Laveno lambendo il Campo dei Fiori e occupando gli attuali laghi di Varese, Comabbio, Monate e la palude Brabbia, e defluendo verso il Ticino.

Successivamente il ghiacciaio si ritiro e il flusso delle acque si inverti, scendendo verso illago Maggiore tramite il fiume Bardello, l'emissario dellago di Varese.

La chiesa di S.Pietro e Paolo sorge in posizione panoramica nel punto piu' elevato del paese, dominando i prati che digradano verso la palude Brabbia; bella vista sulla cerchia alpina e il Monte Rosa. Vanta uno dei piu' alti campanili della provincia (m.34) ed e' citata nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" del 1300. A fianco della chiesetta originale fu costruita nel sec.XVII una chiesa nuova, che poi nel 1870 fu ampliata conglobando parte della chiesa vecchia. Nella chiesa vecchia rimangono alcuni affreschi del 5-600, che meriterebbero di essere restaurati, raffiguranti l'Annunciazione, S.Rocco e il cicIo della Madonna del Rosario. La piazza della chiesa costituisce un ambiente caratteristico, col tradizionale acciottolato lombardo. La chiesa attuale ha forme sobriamente neoclassiche e all'intemo vi possiamo ammirare l'altare del S.Crocifisso, con un bel crocifisso ligneo del '600 e l'altare della Madonna del Rosario, nonche un organo costruito dai famosi organari varesini Maroni-Biroldi, che recentemente e' stato restaurato e fa parte del circuito organistico promosso dalla Provincia.

 

Storicamente Inarzo e' sempre stato un paese di frontiera, perchè da una parte apparteneva al feudo visconteo di Albizzate; amministrativamente invece faceva parte della Pieve di Somma, e religiosamente della pieve di Besozzo, costituendo una parrocchia insieme a Bemate, anch'esso frazione di Casale Litta; invece i paesi confinanti, Bodio e Cazzago, facevano parte di pievi fiscali e religiose diverse (Brebbia e Varese). In epoca modema Inarzo, come appartenente al comune di Casale Litta, faceva parte della provincia di Milano mentre i due paesi citati erano in provincia di Como; poi dopo il 1927 furono tutti riuniti in provincia di Varese. II centro storico del paese fortunatamente non e' stato snaturato da costruzioni modeme e costituisce un bell'esempio di agglomerato rurale, con case a corte e qualche vecchio portico, loggiati, portoni, dipinti votivi, illuminazione a vecchi lampioni. C'e' poi un'area residenziale al di fuori del centro e un'area industriale al confine con Bodio. Resistono ancora alcuni agricoltori la cui attivita assicura (per quanta ancora?) il tradizionale aspetto agricolo a campi e prati, tuttavia gia si notano segni di abbandono specialmente nella fascia boscosa collinare verso Bemate e Casale Litta e nella zona limitrofa alla palude.

La popolazione e' di 840 persone; l'occupazione più diffusa è nell'industria, e non mancano gli imprenditori, dalla caratteristica Floricultura Vanetti alIa Tessitura Piatti, erede dell'ottocentesca Tessitura Daverio. Purtroppo, come oggi avviene nei piccoli centri, sono scomparsi molti esercizi commerciali, nonche la scuola elementare, accorpata con Cazzago. Nell'ambito del comune ha assunto sempre maggiore importanza la palude Brabbia, con la costituzione dell'Oasi Naturale Regionale nel 1986, data in gestione alla Lipu (Lega ltaliana Protezione Uccelli) che cura la salvaguardia della fauna, specie avicola, e della flora. Anticamente la palude era un terreno di caccia e pesca riservata ai signori di Milano; il pesce che vi si pescava, come pure quello pescato nei vicini laghi, veniva trasportato al mercato del Verziere di Milano per soddisfare le necessita della capitale del Ducato, specie nel tempo della Quaresima.
Storicamente furono ideati molti progetti per bonificare la palude, in connessione con i progetti per abbassare illivello dellago di Varese, ma per l'opposizione dei proprietari dei diritti di pesca (il conte Biglia, poi i Litta e il banchiere Ponti) e dei proprietari di mulini e opifici vari sull'emissario Bardello non se ne fece niente; cosi' la palude e' rimasta intatta fino ai giomi nostri per la gioia dei naturalisti.
Vi si possono osservare rapaci vari, tra cui il Falco di palude, anatidi tra cui la rara Moretta tabaccata, Aironi (c'e' anche una garzaia), rallidi tra cui il Porciglione, limicoli tra cui il Beccaccino, la lucertola vivipara che e' un fossile naturalistico, varie specie di topolini, e piante acquatiche tra cui la rara Hottonia palustris, piante carnivore tra cui l'Utricularia, Ninfee, Gigli di palude e i grandi fiori rosei di Loto, di origine orientale, che fino a 50 anni fa veniva coltivato da una piccola floricultura locale e commercializzato. La vegetazione caratteristica della palude comprende alcune specie di canne di palude (Carice, Giunco, Tifa) da cui si ricavava la "lisca", con cui una volta si facevano impagliature per sedie e imballaggi, nonchè lo stagno che e' un particolare muschio; inoltre ci sono arbusti ombrelliformi di salici, e ontani neri.

 

Nel secolo scorso la palude fu sfruttata per l'estrazione della torba, un carbone naturale generato dalla decomposizione dei vegetali che ha un ridotto potere calorico, circa meta di quello del carbon fossile. La torba si estraeva con metodi manuali e faticosi in cui era impiegata la manodopera locale; si usava un attrezzo lungo detto "liiscer" che ritagliava una fetta quadrata di torba che poi veniva suddivisa in mattonelle e messa a seccare. Come conseguenza si sono formati fossi 0 "chiari" rettangolari con rive a scarpata, piuttosto pericolosi, ma utili per varie specie animali. La Lipu ha predisposto l'ambiente della palude per la protezione della natura e l'accesso controllato dei visitatori, appassionati e scolaresche, con sentieri dotati di passerelle, cartellonistica, schermature di canne con sportellini per osservare gli uccelli senza disturbarli, un capanno di osservazione davanti a uno stagno che e' stato dragato perche' onnai interrato e un centro Visite attrezzato per l'accoglienza dei visitatori e la proiezione di audiovisivi. La popolazione ha in genere ben accolto l'inserimento dell'Oasi di protezione vista la cessazione di ogni attivita redditizia in palude, salvo la pesca sportiva. L'unica nota negativa e' data dall'occasionale incendio doloso della palude, in giomate ventose di fine invemo dove la grande quantita di canne secche fomisce esca piu' che sufficiente al fuoco, in stagioni particolarmente secche. Purtroppo in tal modo periscono molti animaletti come insetti, roditori, invertebrati, che costituiscono la preda per gli uccelli, i quali poi non trovano piu' questa fonte di cibo quando arrivano in palude dopo Ie loro migrazioni annuali. Per contrastare questa calarnitii si e' da poco fonnato un gruppo di volontari che collabora con la Lipu.